“Do You Remember the War?”
Vietnam
Decido di percorrere in moto il tratto che da Huè mi porterà ad Hoi An.
E’ una uggiosa mattina di febbraio e nel centro-nord del Vietnam il clima è ancora invernale. Giungiamo a Da Nang in un’atmosfera un po’ irreale, una sottile nebbia rende il luogo spettrale.
Da qui, un tempo linea di confine tra il Vietnam Comunista ed i nemici Filoamericani del Sud, passa il famoso 17° Parallelo – sovente citato nei film sulla guerra che devastò questo Paese dal 1955 al 1975.
Per pura casualità colgo l’immagine di un militare – in transito con un convoglio diretto a Sud – mentre tra la nebbia osserva un vecchio bunker americano, triste residuo di quegli eventi. Poco più avanti, proseguendo sulla strada panoramica che porta verso Hoi An, si scorge il promontorio e la spiaggia conosciuta con il nome di “China Beach”
ovvero il luogo dove i soldati americani in convalescenza, o con brevi licenze, andavano a ritemprarsi.
A questo punto devio su una stradina di campagna, attratto dall’attività dei contadini all’opera nelle risaie e scorgo l’enorme simbolo – la falce ed il martello – posto in cima ad picco roccioso.
Mi spiegano che i Vietcong l’avevano eretto in quel punto perché i nemici del Sud potessero vederlo! Mi incuriosisce un anziano che, appoggiato su delle pesanti stampelle di legno, governa il suo bufalo d’acqua, arando profondi solchi nella risaia.
Con rispetto mi avvicino per farmi notare e mi accoglie con un sorriso, facendomi segno di aspettare. A poca distanza, quella che scopro essere la moglie, mi scruta con diffidenza.
Le bambine - due delle loro otto nipotine - incuriosite dalla mia attrezzatura fotografica, posano regalandomi delle smorfie!
Thuan - questo il nome del mio nuovo amico – mi invita a seguirlo a casa, una dignitosa dimora costruita al centro della loro proprietà. In attesa del caffè, si accende una sigaretta ed inizia - esprimendosi un po’ in inglese e qualche parola in francese – a raccontarmi la sua storia:
aveva sei anni quando, in braccio alla madre, in quello stesso campo saltarono per aria pigiando una mina antiuomo. Della madre rimase poco. Lui perse la gamba sinistra e per diversi mesi fu curato in un ospedale militare Americano. Da una finestra mi indica il piccolo cimitero familiare alle spalle della casa.
“Do you remember the War?” mi chiede con gli occhi neri e malinconici. Sorseggiando un ottimo caffè, mi mostra la sala, alle cui pareti abbondano i segni della fede che hanno abbracciato.
Vengo attratto da un mobiletto, posto giusto all’ingrasso, sul quale campeggiano numerosi cimeli: piastrine metalliche, piccoli crocifissi ed alcuni “Zippo” con incisi date o nomi degli sfortunati giovani che probabilmente qui persero la vita. Mi spiega che ancor oggi, arando, capita di trovare qualche reperto.
Prima di congedarmi, Thuan mi chiede di scattare una foto con la piccola Lhi, l’ultima delle nipotine.
“Yes Thuan, I remember the war, and now I know it's not just a movie ...”
Autore del Racconto: Giuseppe Bartuccio