È già da più di un’ora ormai che, assiso tutto ricurvo, e anche in maniera un po’ goffa, sulla poltrona della mia scrivania, mi trovo intento a proseguire nella lettura del nuovo romanzo del mio autore preferito (o almeno ci provo, sapete.. la stanchezza!). Comunque leggo “thriller”, naturalmente!
La mia attenzione non è però perseverante, qualcos'altro mi deconcentra, e continua a risuonarmi nella mente.
E dato che sono così poco invogliato, mi distraggo un’altra volta, dirigendo lo sguardo sulla mia scrivania, e così facendo scorgo una sequenza un po’ caotica e disordinata di oggetti, che però tutti assieme hanno un significato profondo.
La prima penna stilografica, inusuale reperto delle scuole superiori. Quante storie del passato riprendono vita solo a fissare quella penna tutta consunta… le macchie di inchiostro sulle dita, quelle poi le ricordo benissimo!
Un album dalla copertina tutta arricciata, contenente i miei “tentativi artistici” sempre dei tempi delle scuole, impressi sui fogli con quelle matite laccate che, se bagnate, diventavano acquerello.
Una busta che ricopriva parzialmente delle vecchie fotografie, un po’ impolverate, un po’ ingiallite… quasi non ricordo nemmeno quei posti che vi sono raffigurati, eppure io c’ero, ero sulle foto..
Un turbinio di ricordi si scagliava dinnanzi a me, e tutto in un solo momento di spassionata deconcentrazione dalla lettura.
Ecco allora che, assieme a quel piacevole divagamento mnemonico, mi tornano d’improvviso alla mente anche le nozioni apprese lo scorso sabato 2 marzo 2019, quando al nostro Circolo fotografico è stato tenuto da Gianni Rossi un corso intensivo sul linguaggio dell’audiovisivo fotografico.
Tutte le regole fondamentali, per progettare e realizzare filmati fotografici di successo e di qualità, sono state presentate in una maniera partecipata, sapiente e coinvolgente, nel corso di quella lezione.
Sono convinto che se raggruppassi tutti i ricordi e le emozioni che quegli oggetti, disposti alla rinfusa sulla mia scrivania, riescono a suscitarmi con un tale vigore, forse riuscirei a realizzare un audiovisivo.. pure “sentimentale”.
Gianni Rossi sarebbe d’accordo: l’audiovisivo fotografico deve spronare il carattere e incitare l’emotività e la sensibilità.
Ormai le basi didattiche le ho assimilate… D'altronde a voi non è mai capitato di rammentare fatti o commozioni del passato, magari suscitati da un suono, un sapore particolare, una fotografia? Penso proprio di sì.
Eppure qualcosa continuava ancora a ripercuotersi in ogni angolo della mia mente.
Ci mancherebbe qualcosa, però, a quella multivisione: la musica. Non dimenticherò mai l’audiovisivo di Gianni Rossi, “La ragazza del New Jersey”, costruito sull'immortale colonna sonora di Tom Waits (ve la ricordate, “Sha la la la”)?
Un desiderio di fuga, l’entusiasmo per un cambiamento radicale nella propria vita, il coraggio di mollare tutto per raggiungere il New Jersey e andare a sposare quella ragazza, che in realtà è poi la trasfigurazione di quel nostro bisogno di sognare, di evadere, di andare oltre. Questo io ho interpretato dall'osservazione attenta di quella multivisione.
Ecco, alla fine, cosa suonava con tanta insistenza nella mia mente.. Proprio quella canzone, già quasi come un recondito, oscuro e silenzioso desiderio di abbandonare la quotidianità, e di vagare, almeno nella fantasia.
Riuscireste voi a fantasticare altrettanto?
Ringraziando Gianni Rossi per l’eccellente lezione tenuta, per le immagini intrise di contenuti profondi e di significati che vanno oltre allo scatto fotografico, e per l’abbondanza dei precetti presentati per la produzione di audiovisivi “che funzionano”, vi lascio sulle sublimi note di “Sha la la la”…
E così, ripongo chiuso il libro che stavo leggendo. Vi saluto e, se non altro col pensiero, parto per il “mio” New Jersey.
Articolo a cura di Matteo Pivotto
Foto a cura di Angelo Salvin